Il 22 e 23 giugno alle ore 17, nell’ambito della rassegna DENTRO, IL TEATRO, presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola di Lecce, andrà in scena lo spettacolo LA REGINA RESTA, con testi originali e interpretazione dei detenuti attori, regia di Lorenzo Paladini, drammaturgia a cura di Benedetta Pati.La rassegna è organizzata da AMA – Accademia Mediterranea dell’Attore, diretta da Franco Ungaro, in collaborazione con Università del Salento e Dams Salento ed in programmazione dal  dal 27 aprile al 23 giugno.

Vi ricordiamo che ADISU mette a disposizione degli studenti Unisalento, Accademia di Belle Arti e Conservatorio n.40 biglietti al costo di 2,50 euro da ritirare presso la SALA ARTE del Convitto Palmieri a Lecce il LUNEDI’- MERCOLEDI’- VENERDI’DALLE 15 ALLE 20, esibendo il proprio numero di matricola.  Per informazioni: 389 4424473.

PRENOTAZIONE ENTRO IL 15 GIUGNO

inviando una mail a info@accademiaama.it e consegnando i propri dati anagrafici.

L’inizio degli spettacoli è alle ore 17; gli spettatori sono tenuti a presentarsi all’ingresso entro le ore 16,15.

LA REGINA RESTA

Testi originali e interpretazione: Francesco Alfonzetti, Angelo Fago, Giovanni Lupoli, Giovanni Volpe (Compagnia Papillon Teatro)

Regia di Lorenzo Paladini

Drammaturgia a cura di Benedetta Pati

Produzione AMA – Accademia Mediterranea dell’Attore

Questo gioco si basa sul sacrificio. Morire. Morire per un Re. Si muore per un Re, ma si vive per una Regina. Il tempo misura gli istanti che passano nell’attesa. Secondi, giorni, millenni, sono soltanto definizioni che attribuiamo ad un concetto non meglio identificabile. Sebbene arbitrario, comunque è un sistema necessario. In questa zona grigia si muovono le figure protagoniste alla ricerca di un tesoro perduto da tempo, una madre-regina sovrana di un sentimento che sembrano aver dimenticato. Generare vuol dire mettere al mondo un’idea complessa, piena di contraddizioni e mai banale, ma vuol dire anche assumersi delle responsabilità nei confronti del mondo e della stessa creatura generata. Bisogna avere pazienza, ma una madre sa aspettare. E resta, sempre, nonostante tutto.

Note di regia:

“Madre, ammirami.”

Così gli attori esordiscono in questo non luogo. Nella loro semplicità indagano profondamente il tema dell’essere genitore, inteso come forza generatrice che smuove gli elementi dell’universo.

I detenuti-attori scrivono, chiedono e cercano risposte a domande che da sempre non trovano risposta: cosa vuol dire generare? Cosa porteremmo nel nostro ideale, perfetto e perfettibile universo?

Perfezione, memoria, conflitto, conoscenza. Quattro idee, quattro voci, quattro anime e quattro ombre. Un lavoro estremamente semplice in netto contrasto con la natura complicata dei temi portati in scena. Il simbolismo dei gesti e della scena guida i protagonisti in un viaggio personale alla scoperta di un futuro che stenta ad arrivare, intrappolati in un istante temporale che sembra chiudersi su sé stesso.

Come direbbero gli stessi attori, sono gli spettatori ad entrare nel loro mondo, rispettandone le regole. “Sono visitatori, forse ora ci ascolteranno davvero.”