LA QUERCIA NEL BOSCO DEI CILIEGI
di Andrea Ciferri
da una Masterclass di Stefan Çapaliku
SCENA 1
LUCA; GIULIA
[Luca e alla finestra del suo appartamento, sobrio e abbastanza vuoto se non fosse per un tavolo
abbastanza ingombro con sopra un computer acceso, vicino al quale c’è un mucchietto di ghiande]
L_ Oh, non se ne vede più nemmeno una. Eppure siamo il 10 agosto, cacchio. Ma manco quelle
normali si vedono. ‘Sti cacchio di lampioni. ‘Sto cacchio di inquinamento. I tramonti saranno più
belli, ma tutto il resto perde.
Non ci sono stelle e io parlo con tre ghiande. Mi sa che mi sono finito di rincoglionire a lavorare
davanti al pc. Voi che dite?
A che serviranno mai tutti sti programmi non lo so. Sempre di più, sempre più complicati e manco
si toccano. Ma alla fine mi pagano, mi interessa relativamente, no?
Beh, se sto a parlare con delle ghiande che non parlare mi sa proprio che mi sono rincoglionito. Lo
so che non rispondete si solito, però siete le uniche con cui ho ancora un po’ voglia di parlare. Si,
forse mi sono rincoglionito del tutto a parlare con delle ghiande. Viva il rincoglionimento dico io,
mai avuto compagni di conversazione migliori. A parte Giulia, ovviamente. Ma si deve sposare. In
generale ho smesso di illudermi dalla vita. Giulia si sposa. E io dovrei fargli pure da testimone di
nozze. Ma per favore! Non ne voglio più sapere nulla di lei. Mi siete rimaste solo voi.
[suona il campanello]
L_Shhh, non un verso, non un suono. Facciamo finta di niente. Non ho voglia di parlare con la
gente.
[suona il campanello]
L_Non un verso, non suono, ghiandette.
[suona il campanello]
L_Andate ad aprire voi, io non voglio averci niente a che fare.
[suona il campanello]
L_Fffff, che palle.
[Campanello. Campanello.]
L_Ho capito, ho capito, ecco, ecco.
G_Alla buon ora.
L_Giulia?
G_A quanto pare. È fatica alzarsi ad aprire?
L_Eh, no, è che stavo lavorando.
G_Sempre davanti a quel computer, eh? Non ti sei stancato ancora.
L_Ma tu che ci fai qui?
G_Dato che non rispondevi a cellulare sono venuta qui, la faccenda è urgente.
L_Mi avevi chiamato?
G_Eh sì, parecchie volte.
L_E perché?
G_Se mi avessi risposto lo avresti saputo.
L_É che i cellulari sono pericolosi con tutte quelle radiazioni, sai.
G_Si, e i computer no invece, eh?
L_Ci devo lavorare con quello purtroppo. Come mai sei qui?
G_Non ne hai davvero mezza idea? Non hai sentito nulla alla televisione.
L_È che l’ho abolita. Notizie tristi, film falsi, non valeva la pena. Che ci fai qui?
G_Mi serve il tuo aiuto, mi serve che mi accompagni.
L_Ah, è giunto quel momento eh. Però sai, Antonio è un bravo ragazzo eh, però è un compito
gravoso per me quello del testimone e non penso di essere la persona più adatta per accompagnarti
all’altare.
G_Altare? Ah, no, no. Non è per quello.
L_E per cosa allora?
G_Mi dovresti accompagnare al bosco dei ciliegi.
L_Al bosco dei ciliegi?
G_Sì, al bosco dei Ciliegi.
L_Ma non ti dovevi sposare di questi tempi scusa? Non mi sembra il momento di andare in gita per
te, in tutta sincerità.
G_Il matrimonio è rimandato. C’è stato un incendio, non sappiamo ancora quanto sia stato
effettivamente grave. Dobbiamo andare a stimare i danni effettivi. Gli altri dell’associazione stanno
monitorando in altri punti. Mi serve una mano. Mi puoi aiutare in onore dei vecchi tempi? Ci
abbiamo speso parecchio tempo lì insieme. Devo andare a vedere cosa si è salvato. Luca. Mi
accompagni?
L_C’è stato un incendio al bosco?
G_Sì
L_E la Quercia Grande? È andata bruciata anche lei?
G_Non lo sappiamo. Dobbiamo andare a verificare. Mi accompagni?
L_Io… io.. va bene.
SCENA 2
CORO ALBERI; GIULIA; LUCA
[Ci troviamo ora nel bosco dei ciliegi, è notte. Luca e Giulia stanno arrivando alla luce delle torce,
ma non sono ancora arrivati. C’è però già qualcuno lì. Qualcuno che c’è sempre stato e che non può
esserci più: gli spiriti degli alberi inceneriti che si uniscono in coro]
C.A.Arrivano ora. I nostri assassini. Arrivano. Ora che siamo brutte e nere. Arrivano a compiangerci. Ad alleviare le loro coscienze. Eppure ci hanno ucciso. Il fuoco brucia e la terra muore. GÈ un disastro. Peggio di quanto mai avessi potuto immaginare.
L_Il bosco…il bosco non c’è più.
G_Non si è salvato niente.
L_La Quercia Grande? Dov’è la Quercia Grande?
C.A.La quercia non è. Niente, niente più. Cadaveri e cenere. Lasciateci in pace assassini. Non profanate anche le nostre tombe. G_Era qui. È rimasto solo questo tronco carbonizzato. Ci venivamo a catturare le lucciole qui ricordi? Ed è qui che avevi scritto i nostri nomi sull’albero, ti ho visto quel giorno sai? L_Tu, tu lo sapevi? G_Sì. E ti ho aspettato anche. Ti ho aspettato per un bel po’. Ti ho aspettato per parecchio. Ti ho aspettato per parecchio tempo. Ma da quel giorno non hai fatto più nulla. Niente. Piano piano sempre meno. C.A._La ragazza mente. Non è qui per noi. E anche il ragazzo mente. Poniamo fine a questa ipocrisia la ragazza camminando sulle nostre ossa peste, ora parlerà dicendo il vero, per nostra volontà. L’oltretomba non è il posto della menzogna. E ora non ne uscirete più. L_Vedi, io avevo queste ghiande e le avrei piantate quando mi avresti detto sì. Sarebbero stati i frutto del nostro amore [ tira fuori un sacchetto di stoffa con le ghiande dentro e le mostra a Giulia] C.A._Siamo ornamenti per le loro patetiche vite quindi. Bene ora voi sarete gli ornamenti delle nostre patetiche morti. Che subiscano la loro follia. Prendiamoci la ragazza. [Giulia si blocca all’improvviso; cade a terra] L Giulia!
[senza proferire parola Giulia si rialza e rimane immobile. Si rialza con occhi spalancati e
terribili; con occhi che non sono i suoi]
L_ Giulia, tutto bene? Che ti è successo? Giulia? Che occhi che hai. Sembri aver visto un fantasma.
G_Mangiatele come i maiali adesso ‘ste ghiande. Se non me lo hai mai chiesto, come pretendevi?
Che aspettavi?
L_Un segno, un qualcosa. Non ci siamo più tornati lì poi, io mi sarei voluto dichiarare sotto questa
Quercia.
G_Sei un idiota. Che cazzo di segno aspettavi? Sei un imbecille. Un pezzo di cretino. Non ci siamo
mai tornati lì. Che cazzo aspettavi? Un posto vale un altro e se proprio ti serviva quel posto, trovavi
il modo. Adesso ci sei no? Dichiariti. Dichiariti stronzo. Sentitelo ‘sto ‘no’ nelle orecchie. Dai.
Togliti il dubbio.
C.A.In attesa della felicità non ha fatto nulla per raggiungerla, quando ogni giorno noi senza mani e piedi abbiamo combattuto per una scintilla di sole con i nostri rami e per una stilla d’acqua con le nostre radici. È tale la follia dell’uomo? L_Giulia… Io, io avevo fatto una promessa. Io avevo fato una promessa a me stesso. Era una promessa. Non ho mai toccato donna che non fossi tu, io aspettavo un segno, io… G_Mangiatela con le ghiande la promessa. Io con te di sicuro non ci starò più. La Quercia è bruciata. Sei libero dalla tua cazzo di promessa. Io non ti amo. Che non ti ami è un dato di fatto, ma che un tempo abbia amato una merda del genere non me lo posso proprio perdonare. Ti odio. C.A._Non guardano nulla, non fanno nulla. Ogni anno è tutto più secco. Parlano di promesse e destino senza fare nulla. Il destino non ammette l’indolenza. La promessa senza azione porta alla distruzione. L’uomo è uscito dalla promessa della vita, e il suo non fare nulla porta alla distruzione. Che la nostra cenere avveleni i vostri polmoni. Ormai siamo uscite anche noi dalla promessa della vita. Possiamo distruggere anche noi ora. G_Ti odio. Ti odio. Ti odio. Ti odioooooooo. Sei un pezzente, un idiota. [Giulia inizia a picchiare Luca] L_Giulia, fermati, che ti prende? G_Sei un inutile stronzo, non avrei mai dovuto niente a che fare con te. Non voglio più avere nulla a che fare con te. Muori, ucciditi, ucciditi e ridammi il bosco. L_Ma Giulia, che succede? G_Hai sporcato la mia memoria, non lo dovevi fare. Non lo potevi fare. Fai ammenda uccidendoti, il tuo sangue forse può lavare via la sporcizia che sei dalla mia mente. L_Giulia, mi fai male G_Se non ti ammazzi tu, ti uccido io. L_Giulia, fermati! G_Sporco stronzo noncurante, reagisci almeno adesso, prendi l’iniziativa, fai qualcosa! L_Giulia, fermati, per favore. Sembri posseduta. G_Finché hai fiato in corpo non mi fermerò!Sai com’è bruciato il bosco? Da quanto hanno detto, un tizio ha buttato una cicca di sigaretta dalla macchina. Niente di grave potresti pensare. Però era tutto secco. Ogni anno è tutto più secco. È tutto bruciato mentre stavi dentro la tua cazzo di stanza, davanti al fottuto computer, brucia pure tu. L_Giulia, mi fai male G_Crepa. L_Giulia, per favore, basta G_Idiota. L_Giulia G_Stronzo L_Giulia, ok. G_OK COSA? L_Merito di essere punito, ma prima fammi fare una cosa. [Luca inizia a scavare una buchetta per terra, ed estrae dal sacchetto di stoffa una ghianda] C.A._Sciocco. Non basta a fare ammenda. Non ripagherà le nostre vite. Non ripagherà sentirsi il sole scorrersi dentro. Non può ripagare questo freddo. G_Che cazzo ci devi fare con quelle ghiande ora? Non ti amo e non ti amerò più Luca. L_Lo so. Ma le voglio piantare nel posto della vecchia quercia. [Luca mette una ghianda nella buca e la richiude] C.A_I figli della Quercia Grande! G_Non serve a nulla. Sono secche, morte anche loro. C.A._Una tomba per i figli della Quercia Grande, per i nostri figli! L_Le voglio piantare lo stesso. GÉ troppo tardi, è tutto finito. Tutto morto. Dovevi muoverti prima. Ti vuoi pulire la coscienza
adesso? Butta ‘ste cazzo di ghiande o quanto è vero Iddio te le faccio mangiare.
C.A._Il suo gesto non merita perdono. Una tomba non merita perdono, però…però merita
indulgenza.
[Giulia cade a terra e sviene. Gli spiriti arborei hanno rilasciato il suo corpo]
L_Giulia, Giulia che succede?
C.A_Per questa volta vi lasciamo andare.
L_Giulia?
È svenuta. Respira. Sembra dormire.
[prende il cellulare e chiama] Pronto, Antonio? Sei a casa? Perfetto. Sono al bosco dei ciliegi con
Giulia. Si è sentita male.
siamo più o meno al centro dove c’era la Quercia Grande. No, niente di grave, adesso sembra
dormire. Vieni a prenderla appena riesci, io devo andare ora. [chiude la chiamata. Inizia a scavare
una buca per ogni ghianda e le seppellisce tutte]
Ghiandette, ci salutiamo qui.
[si gira verso Giulia]
Bene, Giulia, addio. Hai ragione. È ora di muovere il culo.
[Luca alza lo sguardo al cielo un attimo lo sguardo al cielo]
Oh, tu guarda. Ormai neanche da qui si vedono più le stelle. Bisogna rimediare. Prometto che
rimedierò in qualche modo.

EMERGENCE – 2039

by Gianluca Bonzani

2031

G entra che ha il telefono all’orecchio. Nessuno risponde.

G impreca e richiama. Nessuno risponde.

G lancia il telefono sul divano e poi vi si siede, la testa fra le mani.

Suona il telefono. G guarda il numero, risponde.

G: Pronto.

Pausa.

G: Sì, sono io.

Pausa. G: Un… Pausa.

G: Vengo subito.

G esce di casa.

La piantina di menta sul balcone è secca.

2039

Un appartamento con mobili polverosi e un balcone. Tutto è in evidente stato di abbandono e invaso da una pianta rampicante.

G, sporco e con un grosso zaino sulle spalle, entra. E’ seguito da un agente immobiliare, interpretat* dall’attor* di C.

Agente Immobiliare: Per una persona va più che bene. G: Che odore.

Agente Immobiliare: E’ cresciuta questa pianta. Una sottospecie infestante di menta. Se decide di procedere all’acquisto ovviamente chiameremmo una società per pulire e diserbare.

Pausa.

Agente Immobiliare: La città è molto tranquilla, nel condominio c’è solo una vecchia signora, al primo piano. Pausa.

G:Posso?

Agente Immobiliare: Si senta libero di fare come a casa sua, assolutamente.

G comincia ad ispezionare la casa a fondo. Sembra che cerchi qualcosa.

G: E perché?

Agente Immobiliare: Scusi?

G: Perché nessuno più compra in città?

Agente Immobiliare: Questo caldo. Dicono sia malsano. G: Ci sono posti in cui ne fa di più.

Agente Immobiliare: Esatto e poi d’inverno si sta ancora bene. Siamo lontani dai fiumi e le inondazioni non ci sono. Solo le piante hanno cominciato ad impazzire.

Pausa.

Agente Immobiliare: E’ stato in viaggio? G: Giro da parecchio.

Agente Immobiliare: Sta migrando? G: Viaggio per lavoro.

Agente Immobiliare: Cosa fa? G: Il ricercatore, diciamo.

Agente Immobiliare: Ho conosciuto una persona che faceva ricerca.

G: Chi?

Agente Immobiliare: Un mio amico. G: Ah.

Agente Immobiliare: Jeff. Nel campo dei polimeri. G: Certo.

Agente Immobiliare: Poi con le campagne contro la plastica e le leggi-

G: E’ chiaro.

Silenzio.

Agente Immobiliare: Cerca qualcosa?

G: Mi guardo intorno. E’ passato qualcuno da qua?

Agente Immobiliare: E’ abbandonata da quando sono scomparsi i proprietari, otto anni fa.

Silenzio.

G: Di insetti non ce ne sono. Agente Immobiliare: Ne ha paura?

G: Sembra un posto in cui gli insetti potrebbero stare.

Agente Immobiliare: Che io sappia non ce ne sono e comunque manderemmo una ditta come le dicevo e nel caso…

Silenzio.

Agente Immobiliare: In agenzia mi han segnalato che c’è anche un altro appartamento che potrebbe fare al caso vostro. Un bel monolocalino arredato. Un bel balcone. In un’altra città, tra le montagne, più fresca.

G: Questo mi piace in realtà. Agente Immobiliare: E’ interessato? G: Forse sì.

Agente Immobiliare: Il prezzo è stracciato e con un po’ di- G: Mi lascerebbe da solo?

Pausa.

Agente Immobiliare: Certo. Le lascio del tempo per riflettere.

G: Grazie.

Agente Immobiliare: Io faccio una telefonata. G: Grazie.

Agente Immobiliare esce, G rimane solo.

2023

G è sul divano con un libro in mano.

Entra C, con una piantina di menta secca in un vasetto di plastica.

G: E’ morta? C: Sì.

G: Ma l’abbiamo comprata l’altro giorno.

C: Era in una terra debole, senza nutrienti.

Pausa

C: Quando l’hai innaffiata? G: Stamattina.

C: E’ tutta secca come puoi averla annaffiata stamattina. G: Appena dopo che sei uscita per andare in università.

Silenzio.

C: Io volevo il succo all’ananas però. G: Te lo faccio.

C: Lo volevo con la menta.

G: Sta cosa dell’ananas con la menta la fai solo tu. C: Sono ideologa della menta nei succhi di frutta.

I due ridono.

C’è un bacio veloce e poi C si siede sul divano, appoggiando il vasetto di menta per terra, lì vicino.

C: Com’è?

G: E’ un bel romanzo. C: Leggi ad alta voce?

G: Sta parlando di una sorta di apocalisse biotecnologica. Una grande centrale biotec esplode e contamina tutto e- C: Vai.

G:“Quella non era una pioggia normale. Dal cielo caddero creature di ogni sorta, o sbocciarono al suolo al primo tocco di pioggia. L’erba crebbe rapida e selvaggia tutt’intorno alla cisterna, creando sentieri verdeggianti, e notai nuove foglie sui rami anneriti”-

C: E’ un’apocalisse? G: Già.

C: Non sembra un’apocalisse.

Silenzio.

G: Cosa c’è?

C: Se fosse stato un animale? G: Per la menta?

C: Ho visto uno strano insetto chiudendo le imposte ieri sera. Una cicala, le dimensioni erano quelle. Stava fermo lì e solo quando l’ho toccato ha spiccato il volo. Era bioluminescente come una lucciola.

Pausa.

G: Dio-

C: E’ solo un insetto.

G: Non puoi dirmi che è solo un insetto. C: Non è pericoloso.

G: Come sai che non punge, che non-

C: Calmati! Era una cicala, un emittero. Non sono pericolosi.

G: E se-

C: G, fidati.

Silenzio.

C: Poi è stata sempre in casa la menta. G: Era aperta la finestra stamattina.

Silenzio.

C: Ora guardiamo in giro e vediamo se è ancora qua e se lo troviamo lo buttiamo fuori. Okay?

G: Grazie.

C e G cominciano a cercare l’insetto. La menta comincia a rinverdire.

2039

G si siede sul divano. Estrae un registratore audio.

G: Il mio nome lo sapete: avete trovato i documenti. A me piace ricordarmi come mi chiamava lei, G.

Di soldi non ne ho più e nemmeno di familiari o amici stretti non dovreste aver problemi a trovarmi una sistemazione, nessuno mi verrà a trovare.

Lascio questa nota perchè spero che qualcuno riesca in ciò che io negli ultimi otto anni ho fallito.

Volevo trovare il perché e non ce l’ho fatta, ma non penso sia colpa mia.

Ho ripercorso ogni passo che avevamo compiuto insieme e poi quelli che aveva fatto da sola.

Ho conosciuto ogni persona che l’aveva conosciuta, ho visitato ogni città, ogni albergo, ogni centro di ricerca. In otto anni conosci un sacco di persone e lei ne aveva conosciute. Ho visto persone di ogni genere, ho visto sua madre che ancora non sapeva nulla.

Io pensavo di poter risalire la corrente della sua vita e trovare il momento, trovare l’istante che l’aveva mutata, che l’aveva portata a scegliere di fare quel che aveva fatto.

Otto anni a risalire la corrente. Mi ero dato otto anni come limite perchè erano passati otto anni da quando la menta era sbocciata.

Dopo quelli mi sarei arreso, sarei tornato al principio.

Forse non c’è nulla da fare.

Ho chiesto di visitare questa casa per essere sicuro che non ci fosse nulla più, che non avessi dimenticato nulla.

E’ sempre stato il punto finale della mia ricerca. Ma di tracce, anche qui, non ce ne sono.

Un grosso insetto passa sopra la testa di G, attraversa la stanza ed esce dalla finestra. Lui sorride.

G: Avevamo ventisette anni al tempo e vedevamo la storia dai buchi delle tapparelle

seicento euro al mese sono tanti per una finestra con angolo cottura, bagno e lavatrice ma divisi a metà si viveva anche bene.

Vivevamo con i soldi dei genitori, ci volevamo molto bene.

Non c’è un perché razionale.

Sto lasciando questa registrazione per avere un’ultima conversazione su di lei.

Forse è la mia speranza che parla ma magari qualcuno, in futuro, potrà trovare il perché.

2031

G corregge i compiti sul sofà. Ha un paio di occhiali e ha la bic tra i denti. C entra, ha un cappotto e una borsa, che molla sull’uscio.

C: Dio, ancora? G: Cosa c’è?

C: Non ti posso chiedere nulla io. G: C cosa c’è.

C: Casa. Non puoi sistemarla una dio cristo di volta?

G: Sto lavorando, sono tornato da poco, appena finisco di correggere sistemo.

C: Ti avevo chiesto di farlo ieri sera.

G: Ho lavorato. Poi metto a posto ti giuro.

C: Non posso fidarmi di te. Ti ci devo stare appresso G. Hai

35 anni cazzo. Io devo potermi fidare di te.

G: E’ questo il problema? Che non ti fidi di me? Davvero? C: Che non mi ascolti. Te l’ho detto quattro volte di mettere in ordine. Ma non ascolti.

G: Che problema c’è se lo faccio dopo. C: E’ un problema che mi devi ascoltare.

G: Che devo fare quello che dici. Che devo seguire parola per parola gli ordini della regina della casa che pensa di avere il diritto di decidere dove cazzo mettere i piatti, le valigie, i miei cappotti, le mie mutande. Devi smetterla di darmi ordini, io non posso vivere al tuo servizio.

C: Oh. Un piccolo povero servo.

G: Lavoro come una bestia tutto il giorno e appena torno quel che sento sono ordini.

C: Povero servetto.

G: Mi tiri pure per il culo.

C: Fai l’insegnante in una scuola media G, non il magazziniere di Amazon a tre euro e mezzo all’ora. Non ti spacchi la schiena. Se ti spaccassi la schiena lo capirei ma torni a casa alle quattro del pomeriggio, consegni le verifiche in ritardo. Non sei un gran lavoratore. Sei un semplice maestro.

G: Si dice professore.

C: I professori sono quelli in università. Alle scuole medie ci sono ancora i maestri. E tu con quel che hai fatto non hai la stoffa per diventarlo un docente universitario. Non hai la stoffa.

Pausa.

G:Ti seisfogata?
C:Sei uncoglione.
G:Ti seisfogata o hai ancora da aggiungere?
C:Sei uncoglione. Un fallito sei.

G: Come si sta sulla cattedra di colei che salva il mondo? C: Io faccio il mio lavoro.

G: E come si sta?

C: Io non salvo il mondo, faccio la biologa.

G: La biologa che ha rivoluzionato il modo di intendere lo scambio interspecie.

C: G smettila.

G: La dottoressa che ci ha donato i sogni delle piante. C: G vaffanculo.

G: La scienziata che ha salvato l’uman-

C esce dall’appartamento.

2023

C: Non c’è nulla.

G: Se ci ha fatto le larve siamo fottuti.

C: Le cicale depongono le uova nel terriccio. G: Sei sicura?

C: Ti giuro.

G: Dentro le travi del soffitto, nei battiscopa? C: Ti ho detto di no.

G: Tu hai detto che sembrava una cicala non che… Silenzio. C si è bloccata a osservare qualcosa che G non vede.

G: Che c’è?

C sta guardando la piantina di menta che si è ripresa ed è verdissima.

G: Era… C: Morta. Silenzio. G: Cosa…

C: Non lo so.

G: Non c’è qualche sistema rigenerativo, qualcosa? C: Faccio biologia, non arti magiche.

Silenzio.

C allunga una mano e sfiora la piantina, su cui spunta un fiorellino bianco.

La prende in mano.

C e G si siedono sul divano, la pianta è tra le mani di C. La osservano per qualche tempo.

C: C’è…

Pausa.

C: C’è questa serie netflix che parla di un sub che fa amicizia con un polpo.

Pausa.

C: E’ un veterinario che ogni giorno fa immersione e trova lo stesso polpo sempre lì. Interagiscono. Si parlano.

G: Parlano?

C: Il polpo interagisce con i cromatofori che ha all’interno della pelle. Cambia colore. Ogni colore è uno stato emotivo. Le mani del sub sono bianche, e lui adora perché forse il bianco è una parola bella. Pacifica. Lo tranquillizza.

Silenzio.

G: Pensi…?

C tocca di nuovo la menta, su cui spunta un nuovo fiore. C guarda G.

2039

G: E’ stato la sera che la menta ha parlato per la prima volta.

La nostra vita è cambiata totalmente.

Rientra l’Agente Immobiliare, ancora con il telefono all’orecchio. G non lo nota.

G: Lei era estasiata

aveva fatto piccoli esperimenti, semplici: se avvicinava la mano in un determinato modo quella rispondeva, se lo faceva in un altro c’era un’altra risposta.

Mutava, rapidamente, spuntavano fiori, foglie e poi con la stessa velocità sfiorivano, marcivano.

Non era normale. Io non so come-

G ha visto l’Agente Immobiliare. Nasconde il registratore. L’Agente Immobiliare copre il microfono del telefono con la mano.

Agente Immobiliare: Mi scusi, mi sono dimenticato le sigarette.

G: Venga, faccia pure.

Si dirige verso la borsa di cuoio che ha lasciato sul divano, vicino a G, la apre, il telefono tra spalla e orecchio. Estrae un pacchetto di sigarette. Per tutta la durata dell’azione ha tenuto d’occhio G.

Agente Immobiliare: Ha bisogno d’aiuto? G: No, grazie.

Agente Immobiliare: Le lascio ancora tempo per pensare. G: Grazie.

Agente Immobiliare porge a G una sigaretta.

G: Non fumo, grazie.

Agente Immobiliare esce. G estrae il registratore.

G: Non ho tempo per raccontare tutto.

Nella mia borsa c’è ogni tappa del mio itinerario alla ricerca di lei. Ho organizzato tutto cronologicamente e ho fatto indici anche in base alle coordinate geografiche.

Scoprite cose ne è stato di lei.

Nell’ultimo periodo passava più tempo in laboratorio che a casa.

Sembrava che quella pianta rispondesse bene. Ci amavamo ancora, io l’amavo ancora.

In vacanza non ci andavamo più nemmeno per qualche giorno

nemmeno nella casa di lei in montagna.

Diceva che il ghiacciaio che si vedeva da lì si era sciolto e a lei faceva malinconia tornare lì.

Pausa.

G: Non è stata colpa mia se lei è sparita.

2023

C è sul divano, la piantina posata sul pavimento più avanti e il quaderno sulle ginocchia.

G le porta un bicchiere di succo.

G: Ci ho messo il basilico perché strappare le foglie di quella mi sembrava…

Pausa

G: Ehi.

C: E’ stupendo G.

Pausa.

C: E’ tutto stupendo. G: Lo è.

C: Devo avvertire l’università. La prof di biologia. Di botanica generale.

Silenzio.

G: Bevi un goccino. C: Non riesco.

Silenzio.

G: Perché sei triste?

C: Perché la porteranno via.

G: La metteranno al sicuro in un laboratorio. Dove potrete studiarla.

Pausa.

G: Non pensi sia stupendo? C: Sì è fantastico.

G: Hai quel che vuoi. C: Sì.

G: Potrai fare quello che vuoi, essere una grande ricercatrice.

C: La daranno a un team di ricerca. Io devo ancora finire di studiare.

G: Ma sei stata tu a scoprirla.

Silenzio.

G:E’tua.
C:E’lavoro per team di ricerca esperti.
G:Maè tua C.
C:Ionon ho le competenze.

G: Nessuno le ha.

Pausa

G: E’ una pianta che parla, nessuno ha le competenze, non s’è mai visto.

C: E perchè dovrebbero mettere me in quel team?

G: Perché tu l’hai fatta parlare. Tu sai come farla parlare.

Silenzio.

G: Ha reagito a te per prima.

Silenzio.

G: Non sarai da sola ma è con te che sta parlando C: E se fosse solo un errore?

G si avvicina alla pianta e la tocca. Non succede nulla.

G: Con gli altri non comunica.

C: Se ci fosse una ragione scientifica, normale?

G: Allora tornerai indietro e finirai l’università e sarà tutto come prima.

C: Sarei lo zimbello dell’intera facoltà. G: Cambierai facoltà.

Pausa.

G: Cambieremo città.

Pausa. G porge a C il telefono.

G: Vai.

C afferra il telefono.

2031

E’ notte fonda. G torna a casa e si mette sul balcone, con una sigaretta.

Squilla il telefono, risponde.

G: Sì.

Grazie.

Non preoccuparti, sì. Posso parlarne.

Sono a casa, sono tornato.

Stava andando al laboratorio. Un camionista ha perso il controllo e il tir ha urtato la macchina. E’ finita giù dalla scarpata.

No.

Non lo hanno trovato, ora stanno cercando di recuperare il veicolo e capire se…

Mi han detto che non c’è possibilità: è tutto bruciato. I funerali sono martedì.

Grazie.

Sì, non preoccuparti. Grazie.

G mette giù il telefono, butta la sigaretta ancora accesa dal balcone.

Nel buio della notte si accendono, davanti a lui, migliaia di insetti bioluminescenti, grandi come cicale.

G li osserva per qualche tempo, poi rientra in casa.

2039

G: Ad ogni persona che incontravo dicevo che era morta. I suoi amici, i colleghi, i parenti, spesso piangevano. Io dopo un po’ ho smesso.

Gli sconosciuti mi facevano le condoglianze

lì, in piedi, nel parcheggio di un Autogrill, mi chiedevano se volessi un caffè

  • se stessi bene
  • se volessi chiamare qualcuno.

Erano soprattutto i più giovani a prendermi per pazzo.

Ma non è stata colpa mia.

Non tollero che me lo si dica.

Circa un anno fa, su un bus autostradale dalla Germania alla Polonia, tre ragazzotti mi hanno preso di mira.

Io stavo parlando con loro stavo parlando di C

e loro mi han preso di mira mi schernivano

mi chiamavano pazzo nonno mi chiamavano e io dicevo loro

ho 42 anni ho 42 anni non sono un nonno

e loro hanno cominciato a prendermi a calci e pugni e nessuno interveniva

e poi si sono stufati e sono scesi

e io sono rimasto lì, sul pavimento dell’autobus.

C un giorno mi ha detto che l’aveva trovato il senso a tutto questo orrore

il modo per cambiare le cose il modo di comunicare.

Fu una delle ultime cose che mi disse

la sera prima della sera in cui è finita giù dalla scarpata. Mi ha detto:

ho trovato il modo G ho trovato la chiave era semplice

era così semplice

è stata sotto i nostri occhi dall’inizio dei tempi.

E allora io le ho detto dimmi spiegami

e lei mi ha detto di no che lo avrebbe mostrato e non detto

e non solo a me ma a tutti

e che ci sarebbe voluto tempo ma poi…

Mi ha detto quella sera che lei avrebbe risolto le cose.

2023

C e G sono mezzi nudi sul divano. La menta, ora, è come un cespuglio fiorito.

Un grosso insetto passa ronzando sopra le loro teste ed esce dalla finestra.

G si raggomitola tra le braccia di C, spaventato.

G: Vedi che c’era? C: Dov’era?

G: E’ uscito da qua dietro.

G osserva dietro di loro, C gli afferra i fianchi e lo sbaciucchia. Ridono e si ributtano sul divano.

G: Io avevo controllato là dietro. Chissà dove si era andato a ficcare.

C: Dovremmo chiederlo a lui.

G: Pure con gli insetti ti metti a parlare? C: Idiota.

C e G guardano la menta per un po’.

C: Pensa si potesse parlare con ogni essere vivente. Ogni pianta, ogni fungo, ogni insetto. Pensa se avessero storie da raccontare. Sarebbe molto diverso il mondo.

G: Non saremmo più soli. C: Non lo siamo mai.

2039

G: Non l’ho mai trovata la chiave di cui parlava. L’idea che mi sono fatto è che la risposta fosse nella cartella che si è portata via quella sera.

Chi ascolterà questo messaggio spero abbia più successo di me.

G estrae dallo zaino una pistola. Apre la bocca e punta la pistola contro di sè.

Entra l’Agente Immobiliare.

Agente Immobiliare: Perché lo sta facendo?

G non si volta ma si ferma.

G: Perchè sono un ricercatore, gliel’ho detto. Agente Immobiliare: E cosa sta cercando?

G: Non ho trovato quel che cercavo, è questo il punto. Agente Immobiliare: Ha provato in ogni modo?

G: Dappertutto.

Agente Immobiliare: Ma in ogni modo?

Silenzio.

Agente Immobiliare: Perché dovrebbe fermarsi se non ha cercato in ogni modo?

G abbassa la pistola.

Agente immobiliare si siede sul divano vicino a G.

Agente Immobiliare: Anch’io vorrei viaggiare, un giorno.

G: Per lavoro?

Agente Immobiliare: Vorrei migrare. G: Nessuno migra perchè lo vuole.

Agente Immobiliare: Lei lo ha fatto perchè voleva. G: Io ho viaggiato non ho migrato.

Agente Immobiliare: Non stava più bene dov’era e allora ha deciso di cercare un senso. Non è la stessa cosa?

G non risponde, ma piano la menta rampicante ccomincia a fiorire.

Agente Immobiliare: Ma spesso le risposte emergono dai luoghi più consueti signore.G si appoggia sulla spalla di Agente Immobiliare e piange.