LA REGINA RESTA
Questo gioco si basa sul sacrificio. Morire. Morire per un re.
Si muore per un re, ma si vive per una regina.
Il tempo misura gli istanti che passano nell’attesa. Secondi, giorni, millenni, sono soltanto definizioni che attribuiamo ad un concetto non meglio identificabile. Ma sebbene arbitrario, è comunque un sistema necessario.
In questa zona grigia si muovono le figure protagoniste alla ricerca di un tesoro perduto da tempo, una madre-regina sovrana di un sentimento che sembrano aver dimenticato. Generare vuol dire mettere al mondo un’idea complessa, piena di contraddizioni e mai banale, ma vuol dire anche assumersi delle responsabilità nei confronti del mondo e della stessa creatura generata. Bisogna avere pazienza, ma una madre sa aspettare. E resta, sempre, nonostante tutto.
Produzione AMA – Accademia Mediterranea dell’Attore
Regia di Lorenzo Paladini
Con Francesco Alfonzetti, Angelo Fago, Giovanni Lupoli, Giovanni Volpe
Testi originali di Francesco Alfonzetti, Angelo Fago, Giovanni Lupoli, Giovanni Volpe, Benedetta Pati
Drammaturgia a cura di Benedetta Pati
Cura del progetto Papillon Teatro: Franco Ungaro
Note di regia:
“Madre, ammirami.” Così gli attori esordiscono in questo non luogo. Nella loro semplicità indagano profondamente il tema dell’essere genitore, inteso come forza generatrice che smuove gli elementi dell’universo. I detenuti-attori scrivono, chiedono e cercano risposte a domande che da sempre non trovano risposta: cosa vuol dire generare? Cosa porteremmo nel nostro ideale, perfetto e perfettibile universo?
Perfezione, memoria, conflitto, conoscenza. Quattro idee, quattro voci, quattro anime e quattro ombre. Un lavoro estremamente semplice in netto contrasto con la natura complicata dei temi portati in scena. Il simbolismo dei gesti e della scena guida i protagonisti in un viaggio personale alla scoperta di un futuro che stenta ad arrivare, intrappolati in un istante temporale che sembra chiudersi su se stesso.
Come direbbero gli stessi attori, sono gli spettatori ad entrare nel loro mondo, rispettandone le regole. “Sono visitatori, forse ora ci ascolteranno davvero.”